Gli esami per l'occhio:schiascopia, oftalmometria e tonometria

Gli esami per l'occhio sonomolto importanti e complessi. Bisogna pensare infatti che l'occhio non solo è un diottro composto (cioè formato da una camera oscura alla quale sono anteposti m stemi di lenti) di cui bisogna misurare l'indice di rifrazione, ma è anche un organo cavo riempito di liquidi trasparenti (umor acqueo e umor vitreo) che presenta una certa pressione, mantenuta da un continuo ricambio dell'umor acqueo, di cui, perciò, bisogna conoscere esattamente la pressione e la causa delle sue eventuali alterazioni.
È necessario inoltre esaminare il fondo dell'occhio, con particolari apparecchi, in quanto esso non è visibile a occhio nudo. Per poter esaminare tutto ciò sono necessari vari apparecchi, che non vengono naturalmente usati tutti in ogni visita oculistica, ma, ora l'uno ora l'altro, secondo le indicazioni che lo specialista ottiene dall'anamnesi e dall'esame alla luce diurna.

L'esame della rifrazione - È l'esame che permette di stabilire il funzionamento dell'occhio dal punto di vista visivo. Si ottiene misurando innanzi tutto la lunghezza dell'asse antero-posteriore dell'occhio ( sappiamo infatti che in un occhio miope l'asse antero-posteriore è più lungo del normale, mentre in un occhio ipermetrope l'asse antero-posteriore è più corto), quindi misurando l'indice di rifrazione della cornea sui vari assi, per poter determinare la presenza di un possibile astigmatismo.

La schiascopìa - Il vocabolo deriva dal greco e significa « esame dell'ombra ». Per attuare questo esame vengono usati uno specchietto piano, con un foro centrale, una lampadina, posta a lato del paziente e un regolo di lenti. Se si esamina la pupilla del paziente attraverso lo specchietto, la luce riflessa è uniforme. Se però si imprime allo specchietto un movimento di va e vieni, la pupilla è invasa da un'ombra che inizia da un lato, la invade progressivamente ed esce dall'altro. Se l'ombra segue nei suoi movimenti il movimento dello specchietto, l'occhio esaminato è emmetrope o ipermetrope, se segue un movimento inverso l'occhio è miope.
Per determinare la rifrazione è sufficiente porre davanti all'occhio delle lenti progressivamente più potenti che saranno positive se l'ombra segue il movimento dello specchietto, negative se va in senso opposto, fino a che l'ombra inverte il cammino. La rifrazione esatta è determinata dal numero di diottrie della lente che faceva invertire l'ombra meno una diottria, nel caso delle lenti positive, mentre è determinata dal numero di diottrie della lente che fa invertire l'ombra, nel caso delle lenti negative.

L'oftalmometrìa - Con questo mezzo d'indagine si misura la curvatura della superficie anteriore della cornea. In alcuni casi la cornea non si presenta come un segmento di sfera, ma ha raggi di curvatura diversi su due meridiani perpendicolari. Questa alterazione determina il vizio di rifrazione detto astigmatismo. La misura della curvatura della superficie anteriore della cornea e di conseguenza delle sue alterazioni di curvatura, viene attuata per mezzo degli oftalmòmetri. Questi misurano la curvatura tenendo conto della distanza a cui devono trovarsi le due mire luminose poste sul supporto emisferico, perché la loro immagine riflessa sulla cornea si possa vedere a contatto.

L'oftalmoscopìa - Con questo esame è possibile vedere il fondo dell'occhio e apprezzare tutte le alterazioni che si possono verificare a carico del tappeto retinico, dei vasi della papilla e della macula lutea.

La tonometrìa - L'occhio è un organo nel quale si ha un continuo ricambio di uno dei liquidi trasparenti contenuti, cioè l'umor acqueo. Sappiamo che un'alterazione dell'assorbimento o della produzione di questo liquido aumenta la pressione dell'occhio e può condurre a gravi alterazioni del nervo ottico, come accade nel glaucoma. Per poter misurare il tono (cioè la pressione) dell'occhio si usano particolari apparecchi detti tonòmetri.
Lo strumento è costituito da un cilindro cavo, il cui estremo inferiore è a forma di coppa. Dentro questo cilindro ne scorre un altro, il cui estremo superiore viene caricato con pesi di valore noto. L'estremo superiore è in contatto con una leva che comanda una lancetta. Dopo aver anestetizzato l'occhio, si appoggia sulla cornea la porzione a coppa dello strumento. È evidente che quanto più la pressione dell'occhio è elevata tanto meno il cilindretto interno può deprimere la cornea e viceversa. L'entità della depressione è letta su di una scala graduata; questo valore viene, con un'apposita tabella, convertito in millimetri di mercurio. La pressione endobulbare oscilla tra i 18 e i 20 mm Hg.